Quando i Furby causarono timori per la sicurezza nazionale

Un Furby viene osservato per una questione di sicurezza informatica

C’è stato un periodo in cui gli americani temevano che le palle di pelo animatroniche (il giocattolo di nome “Furby”) potessero minacciare la sicurezza nazionale registrando e ripetendo ciò che sentivano. Ultimamente l’argomento è tornato alla ribalta, dopo che l’utente Twitter “kotaKat” ha richiesto (ed ottenuto) all’NSA la documentazione relativamente alla questione sfruttando il Freedom of Information Act (una legge americana che garantisce il diritto del pubblico di accedere alle informazioni detenute da organismi governativi).

Dopo la richiesta, l’utente Twitter in questione ha ricevuto per posta una busta gialla contenente circa 60 pagine di documenti relativamente al “caso Furby”, compresa la mailing list originale in cui vi sono una serie di discussioni tra i dipendenti dell’NSA sul fatto se il Furby fosse effettivamente una minaccia alla sicurezza. Ma non solo: tra la documentazione ricevuta, vi è anche l’elenco completo dei media che, nel 1998-1999, affrontarono la questione.
Tutti i documenti sono stati scansionati e caricati all’interno dell’Internet Archive e sono pubblicamente consultabili.

Perchè tanta preoccupazione per i Furby?

Viene a questo punto da chiedersi da dove nasca tutta questa preoccupazione verso i Furby. La spiegazione è molto semplice: questi giocattoli erano in grado di implementare il proprio lessico con il passare del tempo. In altre parole, più si parlava con un Furby, più questo (secondo il messaggio che l’azienda produttrice e le campagne di marketing vogliono far credere) avrebbe appreso dal proprietario il linguaggio naturale, proprio come un bambino.
Da qui il problema: cosa accadrebbe se i Furby ascoltassero ed imparassero dalle conversazioni (riservate) tenutesi all’interno degli uffici del Dipartimento della Sicurezza?

Il primo messaggio sulla mailing list in cui, uno dei dipendenti del Dipartimento della Sicurezza, pone l’attenzione su “un nuovo giocattolo presente sul mercato dotato di un chip di intelligenza artificiale”

A seguito della crescente preoccupazione verso questi giocattoli pericolosi, l’agenzia ha quindi inviato un “FURBIE ALERT” ai dipendenti affermando che “le apparecchiature fotografiche, video e di registrazione audio di proprietà personale sono articoli proibiti. Ciò include giocattoli, come i “Furbies” con registratori integrati che ripetono l’audio con suono sintetizzato per imitare il segnale audio originale. Per favore, non introdurli negli spazi della NSA“.
Il problema principale, dunque, era dato dal fatto che i dipendenti dell’NSA non fossero in grado di comprendere le effettività capacità (o incapacità, per meglio dire) dei Furby.

Roger Shiffman, che all’epoca era il proprietario di Tiger Electronics, una filiale di Hasbro, avrebbe confutato le accuse della NSA secondo cui il giocattolo poteva registrare o ripetere informazioni riservate. All’epoca, CBS News riportò che Shiffman affermò: “Furby non ha assolutamente la capacità di effettuare alcuna registrazione” e non ha “imparato” nulla: i Furby ripetevano semplicemente informazioni già programmate.

In poche parole, i Furby non erano in grado di apprendere o registrare alcunché, ma erano semplicemente programmati per aumentare e migliorare il loro linguaggio con il tempo. Più si giocava con un Furby, più parole avrebbe “sbloccato”, parole già presenti all’interno della memoria del giocatto.
Altresì, sempre all’interno dell’Internet Archive, è disponibile il codice sorgente del Furby.

1 commento
  1. Pingback: Quando i Furby causarono timori per la sicurezza nazionale
Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Articoli simili