Su WhatsApp sta circolando un video in cui, un giornalista italiano che lavora negli Stati Uniti (Roberto Mazzoni), esprime una serie di considerazioni (inesatte) in merito ai termini Privacy di WhatsApp e Facebook, i quali saranno aggiornati a partire dall’8 Febbraio 2021.
Dato che l’argomento ha interessato milioni di persone in tutta Italia, cercherò di fare chiarezza, spiegandovi i motivi per cui non soltanto ciò che il signore afferma nel video è errato, ma anche perché non bisogna avere paura.
Come prima cosa, vi allego la registrazione di una diretta che ho tenuto su Facebook il 13 Gennaio 2021, in cui ho commentato il video in questione relativo a WhatsApp. Si tratta di un video mediamente lungo, in cui però analizziamo punto per punto quanto affermato dal giornalista.
WhatsApp 8 Febbraio: cosa accade
Da circa una settimana, gli utenti di WhatsApp hanno ricevuto una notifica, che era obbligatorio accettare al fine di poter continuare ad utilizzare l’applicazione di messaggistica, in cui si avvisa che dall’8 Febbraio i termini e condizioni saranno modificati. Ovviamente, quasi nessuno si è preso la briga di andarsi a leggere le paginate di testo contenute nella documentazione ufficiale. Nella sostanza, poco cambia, se non per i vari account WhatsApp Business, i quali avranno la possibilità di archiviare le conversazioni avute con i clienti, al fine di poterle utilizzare per scopi commerciali.
Il giornalista, nel video originale, non fa altro che leggere i termini e condizioni di Facebook, che non sono sostanzialmente varianti da quelli che sono in essere da molti anni, interpretandoli in modo completamente sbagliato a causa delle sue scarse nozioni tecnico-informatiche, portandosi però portavoce di una verità assoluta che non esiste.
Tracciamento degli utenti?
Il giornalista interpreta (sbagliando clamorosamente) alcune parti dei termini e condizioni come un sistema di tracciamento in grado di creare una sorta di dossier su tutte le nostre attività, a cui anche non si sa bene chi potrebbe accedere per effettuare verifiche sui singoli individui.
Afferma che tutte le transazioni potranno essere tracciate (cosa che avviene già, come spiego nel video, per la generazione di report in grado di conoscere le campagne pubblicitarie che le aziende possono fare su tutte le piattaforme di Facebook Inc.), anche se non si capisce bene come questo avvenga grazie a WhatsApp.
Viene inoltre affermato che il nuovo sistema sarà in grado di identificare in modo univoco lo smartphone (cosa che già avviene, ndr) e, addirittura, di poter avere accesso all’impronta digitale utilizzata dall’utente per lo sblocco del telefono. Su quest’ultima affermazione relativa all’impronte digitale, inutile dire che è una scemenza (come direbbe il mio Prof. di Diritto Penale), in quanto nessuno smartphone in commercio memorizza la scansione delle impronte digitale.
GDPR e WhatsApp?
Dobbiamo poi considerare che in Europa siamo protetti, a partire dal 2018, dal famoso GDPR (Regolamento generale sulla protezione dei dati), dove rispetto agli Stati Uniti, in cui la tutela dei dati personali e sensibili prendono un secondo posto rispetto agli interessi economici, abbiamo a disposizione una legislazione di tutto rispetto. Oltretutto, anche la portavoce di WhatsApp, Niamh Sweeny, ha affermato:
non ci sono modifiche alle modalità di condivisione dei dati di Whatsapp nella Regione europea, incluso il Regno Unito, derivanti dall’aggiornamento dei Termini di servizio e dall’Informativa sulla privacy. Non condividiamo i dati degli utenti dell’area europea con Facebook allo scopo di consentire a Facebook di utilizzare tali dati per migliorare i propri prodotti o le proprie pubblicità